L’Afghanistan è stato invaso e occupato da Stati Uniti & alleati nell’ottobre 2001, con l’unica spiegazione che Osama bin Laden era ospitato in quel paese. Le prove? Nessuna, bastava la sola parola del presidente Bush, e infatti Osama non venne catturato e la sua (presunta) morte nel maggio 2011 si sarebbe verificata in Pakistan, uno Stato vassallo degli USA. Dopo aver cacciato i talebani che governanano a Kabul e spianato tutto ciò che si trovavano davanti, ora a 17 anni da quello sciagurto disastro gli americani sono impantanati in una situazione ingestibile. Tra questi anche il contingente italiano, che è lì fin dall’inizio del conflitto. Così il presidente afghano Ashraf Ghani è costretto ora ad ammettere che “la pace non può essere raggiunta senza i talebani“, perciò il capo dello Stato ha proposto ai ribelli “in segno di riconciliazione d’unirsi a un processo che metta fine una volta per tutte al drammatico conflitto in corso. Oggi la possibilità di raggiungere la pace è nelle loro mani – ha proseguito Ghani – ma devono accettare l’offerta, unirsi al processo di pace affinché insieme possiamo salvare il Paese”. Insomma l’ennesimo capolavoro geopolitico, dopo gli sfracelli in Medio Oriente e Nordafrica, voluto dai neocon che tuttora spadroneggiano a Washington.