A fine novembre erano filtrate indiscrezioni su un’offerta del presidente siriano Bashar al-Assad a Israele, con la mediazione russa: una zona cuscinetto, e senza presenza di Hezbollah e consiglieri iraniani, profonda 40 chilometri a partire dal Golan.
E Israele come risponde a quest’offerta di distensione della controparte siriana? Con la sua solita politica del “cane idrofobo”: l’aviazione con la stella di David ha infatti bombardato all’alba una base in costruzione a Sud di Damasco con la scusa che si tratti di un’installazione per i Pasdaran iraniani.
C’è qualche prova concreta in tal senso? No, ma ogni occasione è buona per provocare e tenere alta la tensione; non a caso Israele ha colpito dal 2011 a oggi centinaia di obiettivi dell’esercito siriano e sostenuto i tagliagole jihadisti sulle alture del Golan.
In attesa dell’attacco all’Iran, a cui lavorano con i sauditi dopo il clamoroso fallimento in Siria, tengono in fibrillazione l’intera zona. Una specialità in cui lo Stato ebraico non ha rivali.