Aria di tempesta in Casa Saud. Ora il Principe Ereditario Mohammad Bin Salman, dopo aver fatto incarcerare 11 principi della Dinastia Saudita, quattro ministri in carica (a cui bisogna anche aggiungere il dimissionario premier libanese Hariri di fatto recluso a Ryad) e 201 tra ex principi e segretari tutti accusati di corruzione a cui sono sono stati requisiti oltre 100 miliardi di dollari, rischia molto grosso.
L’arresto dei due figli del precedente re Abdullah, i principi Mut’ib (comandante della Guardia Nazionale) e Turki, rappresenta un azzardo dagli esiti imprevedibili. Ma il più alto profilo tra i recenti incarcerati è quello del miliardario Principe al-Walid bin Talal, proprietario di Kingdom Holding, principale azionista di Twitter, Citibank, Four Seasons, Lyft e, fino a poco tempo fa, della News Corp di Rupert Murdoch.
La cattura di al-Walid si lega con una questione decisiva: il controllo totale dell’informazione dentro e fuori il regno. Mohammad Bin Salman possiede già tutti i media interni – e ne nomina anche i dirigenti. Ma poi vi sono i media sauditi all’estero, forse ancora più importanti di quelli interni, e l’ambizioso Principe ereditario mira a possedere le chiavi di tutti i grandi imperi mediatici e trasferirli in Arabia Saudita. Soprattutto in un momento come quello attuale, com’è trapelato da alcuni documenti riservati, in cui c’è il rischio concreto di un attacco insieme a Israele contro gli sciiti libanesi di Hezbollah che, di conseguenza, trascinerebbe nel conflitto anche i loro alleati iraniani.
Il gioco è tuttavia a rischio altissimo, e le probabilità che il rampollo di Casa Saud ci lasci l’osso del collo sono piuttosto elevate. Ma la cosa ancor più grave, dopo le recenti purghe, è che esploda una guerra civile o un periodo di torbidi all’interno del regno saudita. Che avrebbe come corollario, dopo la conclusione dei 7 anni di sanguinosa guerra in Siria e con il conflitto in Yemen tuttora in corso, un nuovo incendio di tutta la regione mediorientale.